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SETTORE METALMECCANICO SEMPE PIU’ IN CRISI:
OLTRE IL 40% DEI
LAVORATORI IN CASSA.
PIU’ DI 500 CON LE
PAGHE IN ARRETRATO.
REDISTRIBUIRE IL LAVORO PER COMBATTERE LA DISOCCUPAZIONE,
GIU’
LE MANI DALL’ARTICOLO 18.
Sulla base dei dati aggiornati ad oggi e frutto di elaborazione
della FIOM CGIL di Forlì, relativi alla dimensione della crisi nel settore
metalmeccanico nel nostro territorio, si evidenzia come la crisi non sia affatto
conclusa e non si vedano nemmeno segnali di uscita dalla crisi stessa, con un
rischio concreto di trovarsi alla ripresa dopo l’estate ad un momento critico
per i lavoratori e le imprese.
Nelle imprese che applicano un contratto dell’industria, su circa
poco meno 7.000 occupati, vediamo che oltre 2600 sono i lavoratori che si
trovano in un'azienda metalmeccanica in crisi, in 50 imprese diverse (a fine
gennaio 2012 erano 38 le imprese interessate e il limitato aumento del numero
dei lavoratori coinvolti maschera una diffusa riduzione di personale attraverso
percorsi condivisi e fondati sulla volontarietà).
Oggi il 40% dei metalmeccanici di Forlì lavora in un'azienda in
crisi (coinvolta cioè nell'utilizzo di un ammortizzatore sociale: CIGO - cassa
integrazione ordinaria -, CIGS - cassa integrazione straordinaria-, CdS -
contratto di solidarietà).
La situazione nell'artigiano metalmeccanico è gravissima: oggi sono
88 le aziende che hanno fatto richiesta
di accesso agli ammortizzatori sociali previsti in quel settore (fondo Eber e
successivamente ammortizzatori sociali in deroga); a fine gennaio erano 43. Sono
raddoppiate in 4 mesi.
All’uso diffuso e pesante degli ammortizzatori sociali si somma la
tensione finanziaria nelle fabbriche del territorio, con diverse imprese fallite
o chiuse negli ultimi mesi (con una perdita secca di diverse centinaia di posti
di lavoro), ma anche con una situazione che vede circa 500 lavoratrici e
lavoratori (ma potrebbero essere anche di più) con una situazione di pericoloso
ritardo nel percepire la propria retribuzione, magari in aziende che pure non
hanno crisi di commesse.
E in tutto questo cosa c’entra la riforma Fornero? Cosa serve
modificare l’Articolo 18, se non a riportare indietro la condizione dei diritti
dei lavoratori di quarant’anni?
Per la FIOM CGIL dalla crisi si può uscire solo ricostruendo il
contratto nazionale come manifestazione concreta del diritto dei lavoratori alla
coalizione, unificando il lavoro e i diritti e cancellando la precarietà, e
affermando la democrazia e la libertà nei luoghi di lavoro. E’ un altro modello
di società, alternativo a quello che ci ha portato dentro alla crisi. Più democrazia, più partecipazione, più diritti e un piano
straordinario di investimenti pubblici e privati per creare lavoro. E’ tempo che
si apra una discussione pubblica. Forlì, 30
maggio 2012 FIOM CGIL
territorio di Forlì
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