[FONTE CGIL.IT e LOMB.CGIL.IT]
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La Cgil (Confederazione Generale del Lavoro) è la più antica organizzazione sindacale italiana ed è anche la maggiormente rappresentativa, con i suoi oltre cinque milioni e mezzo d'iscritti, tra lavoratori, pensionati e giovani che entrano nel mondo del lavoro. Quando è nata, nel 1906, ma le prime Camere del lavoro risalgono al 1891, aveva duecentomila aderenti. Da allora ha mantenuto la doppia struttura: verticale o federazioni di categoria , orizzontale attraverso le camere del lavoro. Attualmente le federazioni di categoria nazionali sono 15 mentre le Camere del lavoro in tutto il territorio nazionale sono 134 . La Cgil nazionale ha sede a Roma.
Dalla fondazione ad oggi i segretari generali che hanno guidato la Cgil sono: Giuseppe Di Vittorio (1944-57), Agostino Novella (1957-70), Luciano Lama (1970-86), Antonio Pizzinato (1986-89) , Bruno Trentin (1989-94) e Sergio Cofferati (1994-2002).
L'attuale segretario generale è
Guglielmo
Epifani, eletto il 20 settembre 2002.
Gli incarichi di segreteria per grandi aree di intervento sono affidati a
Paola
Agnello Modica,
Carla
Cantone,
Fulvio Fammoni, Titti
Di Salvo,
Mauro
Guzzonato,
Marigia
Maulucci,
Paolo Nerozzi,
Achille
Passoni,
Gian Paolo Patta ,
Morena
Piccinini,
Nicoletta Rocchi
Nei primi anni del '900 contadini
e operai avvertono la necessità di rafforzare le forme di associazionismo. La
Federazione delle società di mutuo soccorso, la Federazione delle Camere del
Lavoro e la Lega delle Cooperative, decidono di coordinare la loro azione in un
unico organismo: l'Alleanza per il lavoro.
Nel 1906 viene compiuto un passo ulteriore per definire l'intera
organizzazione del movimento: nasce la Confederazione Generale del
Lavoro (CGL), come struttura capace di raccogliere tutte le forze
operaie. All'atto della fondazione partecipano 700 delegati in rappresentanza di
oltre 80 Camere del Lavoro e di circa 200.000 aderenti.
Viene confermata una doppia struttura: verticale attraverso le federazioni di
categoria; orizzontale attraverso le Camere del Lavoro. Funzione delle
federazioni è occuparsi degli interessi della categoria, mentre le singole
Camere del Lavoro si dedicano alle questioni locali. Spetta alla Confederazione,
secondo lo Statuto, assumere la direzione generale del movimento. In questo
periodo nascono nelle aziende le Commissioni interne che attendono un
riconoscimento ufficiale.
La prima legittimazione si avrà
all'Itala di Torino nel 1906. Altri riconoscimenti si avranno successivamente
alla Borsalino nel 1908 e alla Fiat nel 1912.
Nel 1910 nasce il Comitato Nazionale d'Azione Diretta, promosso dalla
corrente sindacalista che rivendica lo sciopero politico generale come strumento
di lotta, non solo contro la prassi parlamentare dello Stato borghese e contro
la proprietà privata, ma anche contro il socialismo accusato di pratica
riformistica. Nel 1912 in posizione critica rispetto alla Cgl, nasce
l'Unione Sindacale Italiana (Usi). Nell'Usi trovano collocazione le aree operaie
che non si riconoscono nella Cgl, perché considerata troppo legalitaria. Essa
raggiungerà 87.000 iscritti nei settori trasporti, braccianti, legno e
metallurgici.
Quando scoppia la "grande guerra" nel 1914, la Cgl si dichiara contraria all'intervento italiano; una linea mantenuta anche dopo l'inizio del conflitto contro l'Austria. La guerra cambia molti aspetti dell'economia italiana. E' decretata la ''mobilitazione industriale'' e negli stabilimenti vengono vietati gli scioperi mentre si assumono nuove maestranze nelle officine, negli uffici, nei trasporti pubblici, allo scopo di assicurare il massimo della produzione. Il potere contrattuale dei sindacati diminuisce. Non c'è modo di avanzare richieste, né si possono effettuare manifestazioni o scioperi. Torino diventa un centro attivo di protesta operaia. Gli operai protestano, perché i contratti scaduti sono prorogati fino alla fine del conflitto. Si hanno veri e propri atti insurrezionali per tutta la città.
Alla fine della guerra i primi a
far sentire la loro voce sono i contadini che occupano terre demaniali o
incolte, nel Lazio, in Puglia, in Calabria ed in Sicilia. Da queste zone la
protesta si diffonde in tutta Italia: in Toscana, in Umbria e nelle Marche, dove
i mezzadri chiedono una ripartizione più equa dei prodotti. Il sindacato si
rafforza. A livello nazionale la Cgl conta, nei primi mesi del dopoguerra,
600.000 iscritti, che nel 1920 raggiungono i 2 milioni e 100.000 .
Nel gennaio del 1919 la Fiom avanza la richiesta di ridurre l'orario giornaliero
a 8 ore ( 48 settimanali) a parità di salario. In poco più di un mese l'accordo
viene raggiunto senza scioperi.
Intanto, nel marzo 1919,
si costituisce il movimento fascista. Nel 1920 dilagano le azioni violente degli
squadristi contro il sindacato. Le aggressioni si intensificano. Nell'aprile del
1921 a Torino viene incendiata la Camera del Lavoro. Nel Polesine vengono uccisi
capi lega, sedi della Cgl vengono distrutte in Emilia e in Toscana. Tra il 1921
ed il 1922, oltre all'azione politica e squadrista che li ha portati al potere,
i fascisti danno vita a proprie organizzazioni sindacali.
Nel 1922 i fasci costituiscono la Confederazione nazionale delle Corporazioni
sindacali. Nel 1923 la Confindustria stipula un patto, detto di Palazzo Chigi
con le Corporazioni fasciste, in base al quale i due organismi si impegnano a
collaborare, per ridurre la conflittualità sociale. Nel gennaio 1925 viene
annunciata la fine delle libertà costituzionali, e con questo atto la fine
delle libere associazioni e del sindacato.
Gli scioperi del 1944 [fonte
ANPI]
Il 1° marzo 1944 i lavoratori delle fabbriche delle regioni d’Italia ancora
occupate dai tedeschi scendono in sciopero: per una settimana la grande
industria italiana si ferma e la produzione per i tedeschi subisce un colpo.
Epicentro del grande movimento di lotta sono le città di Torino e di Milano,
dove la condizione operaia è ormai ai limiti della sopravvivenza. Hitler
minaccia subito una repressione durissima: bisogna deportare il 20% degli
scioperanti e metterli a disposizione di Himmler per il servizio del lavoro. Ma
la lotta non si ferma: l’organizzazione dello sciopero riceve il sostegno del
CLNAI e alle rivendicazioni economiche si affiancano subito anche quelle
politiche contro la guerra e l’occupazione nazifascista. Nonostante gli arresti
e la deportazioni di migliaia di lavoratori, lo sciopero dura sino all’8 marzo,
quando il lavoro riprende, in base alle indicazioni date dal Comitato di
agitazione interregionale.
Nel corso dello sciopero generale 1 milione e 200.000 lavoratori hanno
incrociato le braccia. Si è trattato, in Europa, del primo e solo grande
sciopero generale sotto il regime d’occupazione nazifascista e ha segnato la
specificità italiana nel contesto della Resistenza europea: la presenza
organica, accanto alle formazioni partigiane, della lotta sociale e in
particolare della fabbrica.[fonte
ANPI]
Il sindacalismo democratico si ricostituisce solo con il Patto di Roma del 3 giugno 1944. Quest'ultimo stabilisce che vi sarà un solo organismo su tutto il territorio nazionale, la Confederazione Generale Italiana del Lavoro: CGIL.
1944-2004: 60 anni dopo il Patto di Roma
Nell'Italia divisa dalla guerra nasce il sindacato unitario: riflessioni e confronto
Intervista a Carlo Ghezzi, presidente della Fondazione Di Vittorio 3 giugno 2004
Domanda:Per capire cosa fu il Patto di Roma è necessario ripercorre la vicenda del sindacato italiano nei primi anni del fascismo e durante il regime. In che modo le organizzazioni sindacali arrivano a comprendere la necessità dell’unità e giungono alla firma del Patto di Roma?
Ghezzi: Bisogna ricordare che l’avvento del fascismo squassa le organizzazioni sindacali italiane. La Cgil, sulle prime, si divide sull’atteggiamento da tenere nei confronti del fascismo. C’è chi ritiene opportuno cercare un compromesso e chi giudica necessaria un’opposizione dura nei confronti del regime nascente.
Tra l’altro, in questa fase, Giacomo Matteotti gioca un ruolo importante nell’impedire che si tentino soluzioni tali che portino se non a un compromesso, almeno a quella che all’epoca veniva definita un’assistenza tecnica dei sindacati al governo.
Di fatto negli anni ’20, il fronte antifascista è profondamente diviso. E l’unità ritrovata per uno sciopero generale contro il regime non ha vita lunga anche per il fallimento della protesta.
La situazione precipita nel 1925 quando a Palazzo Vidoni viene firmato il patto che riconosce valore legale solo agli accordi tra Confindustria e i sindacati fascisti che in quel momento contano pochissimo. Un evento che di lì a poco porta la Cgil a giungere alla decisione sciagurata di sciogliersi.
Domanda:Inizia, quindi, il lavoro clandestino…
Ghezzi: Con grande fatica e non senza divisioni, penso al ritirarsi di buona parte della componente socialista riformista, la Cgil si rifonda in clandestinità ed in particolar modo nelle grandi città. Il sindacato è formato da due grandi tronconi, uno di osservanza comunista guidato da Di Vittorio, e l’altro di orientamento socialista che ha come massimo esponente Bruno Buozzi. E’ un sindacato che ha come punto di partenza la sostanziale sconfitta del mondo del lavoro ed un antifascismo che sopravvive in modo stentato nelle fabbriche e nelle campagne.
Bisogna considerare che vi è alla fine degli anni ‘30 un consenso grande al fascismo, e durante questo periodo, vi è anche qualche tentativo - in particolare da parte dei comunisti - di entrismo nel sindacato fascista.
Domanda: La guerra, poi, rappresenterà il punto di svolta. E’ da qui che parte la ricostruzione ?
Ghezzi: E’ con le restrizioni economiche che la guerra comporta con le sue perdite umane, che il popolo italiano comprende la gravità della situazione. Le condizioni del paese continuano a peggiorare progressivamente culminando negli scioperi del ’43. Qui, va rilevato l’atteggiamento contraddittorio della borghesia industriale: una parte dei poteri forti ritenere opportuno controllare la situazione tentando di arrivare a una qualche forma di compromesso con le realtà in lotta.
Altri, invece, rifiutano il dialogo con i movimenti di lotta e ritengono necessario di portare gli impianti in Germania.
E’ in questo clima che dopo l’8 settembre ed il commissariamento dei sindacati fascisti riprende l’attività sindacale democratica: Buozzi e Riveda ebbero la responsabilità dell’industria, Grandi e Di Vittorio dell’agricoltura, più un altro commissario sindacale per i servizi.
Domanda:Poi con gli scioperi del 1944 a Torino, Milano e Genova l’unità comincia a diventare una cosa attuale…
Ghezzi: Gli scioperi del ’44 sono la più grande iniziativa pacifica che sia stata mai realizzata in un paese occupato dai nazisti in Europa. Ma il mondo del lavoro pagherà il prezzo di 12 mila deportati nei campi di concentramento: meno di 100 torneranno.
A quel tempo, Di Vittorio, Buozzi, Grandi per le tre componenti storiche comuniste, socialiste, democristiana, avevano cominciato ad avviare la discussione su come potesse essere un sindacato democratico e unitario in Italia.
La discussione è una discussione vivace soprattutto sul carattere del sindacato, in particolare tra Di Vittorio e Buozzi c’è un contrasto sull’obbligatorietà o sulla volontarietà dell’adesione, così come c’è un contrasto sul riconoscimento giuridico del sindacato.
In seguito alle discussioni si arriva alla decisione che il sindacato si articoli per federazioni nazionali di categoria, per Camere del Lavoro, o Leghe territoriali, con una Confederazione Generale unica di tutta Italia.
In questo modo si arriva a prefigurare il Patto. Buozzi, però, viene arrestato la notte del 30 di Aprile, il suo posto viene preso da Lizzadri che continua la trattativa.
Nella notte tra il 3 e il 4 giugno, Giuseppe Di Vittorio, Achille Grandi e Emilio Canevari (Lizzadri in quel momento è a Bari) firmano per le tre grandi componenti storiche la “dichiarazione sulla realizzazione dell’unità sindacale” meglio nota come Patto di Roma che verrà siglato in maniera solenne il giorno 8 giugno.
E’ così che rinasce un sindacato unitario che tenta di consolidare le grandi masse popolari, le forze del lavoro, in modo opposto a come queste si erano divise alla fine del primo conflitto bellico e all’avvento del fascismo.
Domanda: Quale fu il contributo specifico della CGIL nel dare impulso a quel patto ?
Ghezzi: Io penso che fu la concezione della centralità del lavoro che consentirà di pervenire alla nascita di un grande sindacato presente in tutti i paesi, in tutti i quartieri, in tutti i luoghi di questo paese. Sempre il mondo del lavoro, attraverso le sue organizzazioni, sarà l’interlocutore vero delle truppe anglo-americane, contribuendo all’opera di ricostruzione del nostro paese. Ancora il mondo del lavoro svolse un ruolo fondamentale nell’ Italia che si scuote dal fascismo e riconquista la libertà e la democrazia, un ruolo incancellabile diverso dal ruolo che ha svolto il lavoro in altri paesi occupati dai nazisti e dai fascisti.
Questo ruolo questo non abbandonerà mai l’Italia repubblicana, “segnando” la stessa Costituzione, dove al primo articolo c’è scritto che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, e “segnerà” la Costituzione anche all’ undicesimo punto: “l’Italia ripudia la guerra”.
In sintesi il lavoro avrà le sue evoluzioni le sue tensioni i suoi cambiamenti avendo però sempre un ruolo di protagonista , il protagonista fondamentale della storia del nostro paese.
Domanda: Il Patto di Roma, però, non avrà vita lunga.
Sì,il Patto non durerà molto: sarà segnato fortemente dalla Guerra Fredda. Nasceranno sindacati che avranno diverse culture, opinioni sulla politica sindacale e su che cosa è il sindacato e soprattutto chi rappresenta chi.
Ritorneranno fuori ragionamenti sul riconoscimento o meno, sull’obbligatorietà o sulla volontarietà, se il sindacato risponde a tutti i lavoratori o solo agli associati.
La Cgil continuerà a giocare una funzione decisiva nella difesa della democrazia pagando anche con la perdita di vite umane, dai sindacalisti uccisi nel Mezzogiorno, agli scioperi contro Tambroni, alla difesa contro il terrorismo dimostrando grande unità in quella fase. In ultimo il ruolo fondamentale del sindacato per l’entrata in Europa del nostro paese, impegnandosi in seguito contro i governi di destra e i loro attacchi ai diritti dei lavoratori, e, in ultimo contro opinioni che considerano il sindacato non degno di interlocuzione.
Per concludere, penso che i bisogni e le esigenze che portarono al Patto di Roma sono tuttora validi. Poi, come costruire l’unità d’azione sindacale è compito delle generazioni future.
Anche la Confederazione Generale Italiana dell'Industria si ricostituisce a Roma nel settembre 1944.
Sarà l'attentato a Togliatti,
nel 1948, l'occasione per la scissione della CGIL e per la nascita della
Cisl e della Uil.
Appena appresa la notizia dell'attentato a Togliatti l'esecutivo nazionale della
Cgil si pronuncia per uno sciopero generale prolungato, mentre i membri
democristiani del direttivo Cgil ne sollecitano la fine, lo considerano
illegittimo, poiché a sfondo politico. Si prende atto della ''rottura
dell'unità sindacale''. Il 16 ottobre dello stesso anno nasce la Libera
Confederazione Generale Italiana del Lavoro (Lcgil). Nel 1949 ci sarà una
ulteriore scissione: anche i repubblicani escono dalla Cgil e il 1 maggio
1950 la Lcgil, con le nuove minoranze, costituisce la Confederazione
Italiana Sindacato Lavoratori: CISL .
Successivamente si costituirà la Unione Italiana del Lavoro : UIL.
Nei primi anni '60
l'azione sindacale è intensa. Alla fine di quel periodo i sindacati sollevano,
in sede contrattuale, il problema delle gabbie salariali in una vertenza
condotta unitariamente. Le differenze tra zona e zona sono consistenti, anche se
ridotte da due accordi che erano stati stipulati nel 1953 e nel 1961.
L'obiettivo di eliminare del tutto le sperequazioni geografiche viene raggiunto
in base ad un accordo concluso tra Fiom e Industriali. In quegli anni, a livello
parlamentare, viene discusso e approvato lo
''Statuto dei lavoratori' (legge
300/1970).
Nel giugno del 1969, il Congresso della Cgil a Livorno, nel riconfermare la
linea della contrattazione, aziendale, decide di attivare le sezioni sindacali
come sede per la contrattazione, sollecitando il riconoscimento del diritto di
assemblea sul luogo di lavoro.
In questi anni le lavoratrici conquistano una serie di garanzie sia a livello
contrattuale, sia a livello legislativo: dalla parità salariale alla legge 1204
del '71 che assicura la conservazione del posto di lavoro nei periodi pre e post
maternità.
Il 25 luglio 1972 nasce la Federazione unitaria Cgil, Cisl, Uil .
1975: la Cgil, affiancandosi a Cisl e Uil, aderisce alla Confederazione europea dei sindacati.
Il 25 gennaio 1975 con un accordo interconfederale inizia la progressiva unificazione del "punto" di contingenza al livello più alto.
25 maggio 1977: accordo sul "punto unico" di contingenza che favorisce i lavoratori meno qualificati, i quali avranno da questo momento una crescita del salario reale maggiore del tasso di inflazione, mentre la fascia piu' alta della scala professionale vedrà ridurre il potere di acquisto reale.
Nel 1984 con il Decreto legge n. 10 del 15 febbraio, il Governo interviene sulla contingenza (decreto di "San Valentino") predeterminando il numero massimo dei punti che potevano scattare in quell'anno.
Fra gli anni '70-'80, la Federazione unitaria sollecita una svolta di politica economica. Nell' assemblea dei Consigli generali e dei delegati tenutasi a Roma (febbraio '78) viene esposta la tesi, secondo la quale le rivendicazioni salariali terranno conto delle ''compatibilità'' con l'andamento economico. Si riconoscono così i limiti delle richieste sindacali, purché il governo assuma precisi impegni, garantendo l'attuazione di alcune riforme sul piano dell'occupazione. La svolta, esposta all'Eur sottolinea la necessità di garantire un nuovo modello di sviluppo assicurando, fra l'altro, adeguati investimenti al Sud.
Agli inizi degli anni '80, il sindacato vive una fase critica, strettamente legata alla sconfitta dell'occupazione della FIAT. Le difficoltà del settore automobilistico, provocano la crisi della FIAT-Auto che manifesta l'intenzione di licenziare 14.000 operai e di metterne 12.000 in cassa integrazione. Sia la FLM (Federazione Lavoratori Metalmeccanici), sia le organizzazioni sindacali unitarie (Cgil, Cisl, Uil), si oppongono a qualsiasi trattativa incentrata sulla proposta dei licenziamenti. Nonostante le lotte serrate dei lavoratori e del Sindacato, nell'ottobre del 1980, dopo un mese di blocco totale della produzione, 22.000 operai vengono messi in cassa integrazione e non verranno più reintegrati in fabbrica.
Nello stesso periodo, appare
chiaro che si devono individuare nuovi meccanismi per attenuare il deficit di
bilancio e l'inflazione. In questa cornice viene posto il problema del costo del
lavoro. La trattativa dura quasi quattro anni, a partire dal giugno del 1989.
La Confindustria insiste, affinché venga messa sotto controllo la dinamica
delle retribuzioni. Una tesi che Cgil, Cisl, Uil respingono. Le trattative vanno
avanti fino a quando nel giugno del '90, comincia la mediazione del governo,
subito dopo le sciopero dei metalmeccanici che registra un'adesione intorno al
90%.
Nello stesso mese passa alla Camera la "leggina" che proroga al 31 dicembre
1991 la scala mobile. A luglio il Senato approva il disegno di legge per
prolungare il meccanismo della scala mobile. Alcune ore dopo a palazzo Chigi
viene raggiunto un accordo tra Governo, Sindacati e Confindustria . Dal 1
gennaio 1992 è un altro il meccanismo per la tutela del salario dei
lavoratori. Le parti si impegnano ad avviare dal 1 giugno la trattativa per la
nuova scala mobile, per la riforma del salario e del sistema contrattuale.
2 giugno 92: comincia il negoziato triangolare. Cgil, Cisl Uil definiscono una posizione unitaria.
marzo 93: il Governo consegna alle parti sociali un documento su : politica dei redditi, mercato del lavoro, politica industriale e pubblico impiego.
2 aprile 93: sciopero generale per l'occupazione a sostegno delle proposte Cgil, Cisl, Uil
13 aprile 93: il governo presenta a sindacati e imprenditori una proposta sulla contrattazione. Altri ne verranno presentati fra giugno e luglio.
2 luglio 93: Ciampi consegna alle parti l'ultimo documento. Il giorno successivo dovranno dire s' o no.
3 luglio 93: viene raggiunto l'accordo. Il protocollo non viene firmato perché prima Cgil,Cisl,Uil consulteranno la base. Viene preso un nuovo appuntamento è per il 22 luglio
6 luglio 93: uno dei primi effetti dell'accordo è che la Banca d'Italia riduce il tasso di sconto di un punto, dal 10 al 9%
9 luglio 93: la Giunta della Confindustria approva con il 97% dei voti l'accordo del 3 luglio
12 luglio 93: comincia la consultazione dei lavoratori
21 luglio 93: Ciampi convoca le parti per il 23 luglio alle ore 19
23 luglio 1993: Accordo interconfederale tra Governo, Sindacati e Confindustria sulla politica dei redditi e sistema contrattuale Prima della firma Cgil, Cisl, Uil rendono note le cifre della consultazione: alle assemblee hanno partecipato 3.650.000 lavoratori, di questi hanno votato 1.327.290 (pari al 37,3%); i sì sono stati il 67,05%, i no il 26,98%, gli astenuti il 5,98%.
Anche grazie a questo accordo negli anni successivi saranno risanati i conti pubblici e si realizzerà l'obiettivo dell'ingresso in Europa. L'accordo è tuttora in vigore.
1995-1996: se il 1995 è stato l'anno della riforma delle pensioni, e sul versante della contrattazione di categoria è stato l'anno che ha segnato il rinnovo del secondo biennio contrattuale di importanti comparti del mondo del lavoro, come quello dei metalmeccanici, il 1996 ha avuto come centralità il lavoro. Il congresso della Cgil che si svolge a Rimini ha come slogan ''il lavoro a congresso''. I capitoli più importanti del programma politico riguardano la contrattazione nazionale e decentrata , la riduzione degli orari di lavoro e l'occupazione, la riforma del welfare, temi che richiedono , da un lato, interventi di politica economica qualitativamente diversi dal passato e, dall'altro, una nuova qualità della contrattazione. I lavori del congresso terminano con un documento approvato a stragrande maggioranza dal titolo: ''l La piena occupazione nella società che cambia , i lavori, il loro riconoscimento sociale''.
31 maggio 1996 muore Luciano Lama un dirigente destinato ad entrare nella storia della sinistra e del movimento operaio italiano.
1997: il 22 marzo del '97
Cgil, Cisl, Uil, proclamano una manifestazione nazionale per rilanciare la
centralità del lavoro e del mezzogiorno. Quattrocentomila lavoratori manifestano
a Roma per sollecitare l'attuazione integrale del "patto sul lavoro", intesa
raggiunta con il governo il 24 settembre del '96. Sostanzialmente si rivendica
una nuova politica per l'occupazione al governo dell'Ulivo.
Ma il 1997 è passato alla storia per due significativi eventi: l'accordo
sulle pensioni e l' imponente manifestazione contro la secessione. Il 20
settembre del 1997, un milione di persone scendono in piazza con Cgil, Cisl, Uil,
a difesa dell"'unità del Paese e per il federalismo solidale". In altre parole
il sindacato si mobilita per difendere i principi della stragrande maggioranza
dei lavoratori che manifestano pacificamente a Milano e a Venezia, contro le
spinte secessionistiche e contro chi le alimentava, come la Lega.
L'11 novembre dello stesso anno viene raggiunta quella che l'allora
presidente del Consiglio, Romano Prodi, definì "una storica intesa" sulle
pensioni tra governo e sindacati . L'accordo di ''Ognissanti'', come invece lo
definirono i media,stabiliva una sostanziale parità di regole per tutti coloro
che dovevano andare in quiescenza ed accelerava il percorso di riforma del '95
per mandare in pensione di anzianità gli italiani con meno di 35 anni di
servizio e 57 anni di età.
L'accordo cancella le pensioni baby, cioè la possibilità per gli statali
di lasciare il lavoro con meno di 35 anni di contributi. I cambiamenti, compreso
il blocco delle uscite (per un anno) per 32 mila insegnanti e il divieto di
cumulo per gli ex dipendenti privati, sarebbero scattati a partire dal '98.
Sul versante della contrattazione, nel '97, quasi due milioni di persone
sono alle prese con un contratto scaduto , mentre un altro milione di lavoratori
sono interessati al confronto per il rinnovo del secondo biennio contrattuale.Le
più importanti vertenze aperte sono quelle dei metalmeccanici, edili, imprese
di pulizia, autoferrotranvieri, ferrovieri, alimentari, tessili.
1998: il '98 per la Cgil è
l'anno della campagna contro il lavoro minorile. Sergio Cofferati
all'inizio di gennaio lancia l'allarme sulla diffusione dello sfruttamento dei
bambini anche nel nostro paese (secondo il Censis sono almeno 300 mila). Nei
mesi immediatamente successivi, il governo Prodi istituisce, per la prima volta
in Italia, un tavolo che vede impegnati governo, sindacati e imprenditori a
combattere il fenomeno. Il 16 aprile, il governo presenta una Carta di impegni
che prevede significative misure per eliminare il lavoro minorile.
L'altro fronte caldo per il sindacato è rappresentato dall'occupazione.
Il 20 giugno una manifestazione nazionale, voluta da Cgil, Cisl, Uil, porta a
Roma centinaia di migliaia di lavoratori per l"'occupazione, lo sviluppo e il
mezzogiorno" per spingere governo ed enti locali ad uscire dall'immobilismo sul
piano dell'occupazione.
Si avvia, intanto, una complessa stagione di rinnovi contrattuali (che
tra dipendenti pubblici e privati interessa più di 5 milioni di lavoratori)
giocata principalmente attorno a due temi che hanno surriscaldato il dibattito,
nel corso dell'anno, tra Confindustria e sindacati: salario (con la difesa dei
due livelli di contrattazione) e riduzione d'orario.
Il '98 è anche l'anno delle elezioni delle Rsu nel pubblico impiego, che
segnano una vittoria per il sindacato confederale e in particolare per la Cgil,
che si afferma come primo sindacato in un settore del mondo del lavoro da sempre
considerato particolarmente sensibile alle lusinghe del sindacalismo autonomo.
A maggio del '98 nasce Nidil, la nuova struttura della Cgil che organizza
tutti quei nuovi lavoratori che i sociologi chiamano di "seconda generazione".
Un arcipelago di nuove identità di lavoro difficilmente riconducibili alle
categorie sindacali tradizionali.
Il '98 si chiude con il "Patto di Natale". Il 22 dicembre governo,
sindacati e imprese, raggiungono l'intesa sul nuovo patto sociale. Viene
definito da tutti i contraenti un "buon accordo" di grande equilibrio, perché
contiene vantaggi per il sistema produttivo e per le famiglie, con una serie di
politiche che, se attuate, sono funzionali allo sviluppo e indispensabili per
creare nuova occupazione al Sud.
(da:
Archivio CGIL)
(Fonti: ''Storia dei sindacati nella società italiana'', Carlo Vallauri; Ed:
Ediesse 1995
''L'accordo di S.Tommaso'', Roberto mania, Alberto Orioli Ed: Ediesse1993)
21 maggio 2000: 10 milioni di
italiani rispondono NO al referendum che chiedeva l'abrogazione dell'art.18
La cronistoria dell'articolo 18 - dal 21 maggio 2000 ad oggi
"La frattura del 2001. Con
le elezioni politiche del maggio 2001 e con l'ampia vittoria di Berlusconi il
quadro politico subisce una profonda trasformazione. I primi mesi del nuovo
esecutivo evidenziano i difficili rapporti con le tre Confederazioni e il
persistente tentativo del governo di dividere il fronte sindacale. La
concertazione viene sostituita dal cosiddetto dialogo sociale, che presuppone la
consultazione delle parti sociali ma non necessariamente un'intesa con esse.
L'atteggiamento repressivo delle manifestazioni, soprattutto giovanili, a Genova
contro il G8 e le politiche economiche e sociali messe in campo all'indomani
della tragedia dell'11 settembre e giudicate inadeguate dai sindacati, sono
soltanto due esempi che mostrano la diversità di questo governo rispetto alle
posizioni, pur non coincidenti, delle tre Confederazioni. [...]
L'articolo 18 e il 23 marzo.
Tra la fine del 2001 e l'inizio del 2002, la vertenza
sull'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, che riconosce il diritto al
reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa, assume una posizione
centrale nella politica italiana. [...] il 23 marzo la CGIL organizza
l'imponente manfiestazione del Circo Massimo a Roma, con 3 milioni di
partecipanti scesi in piazza per protestare anche contro il terrorismo che
alcuni giorni prima è tornato a colpire, vittima ancora un consulente del
Ministero del Lavoro, Marco Biagi; infine il 16 aprile, insieme a CISL e UIL, la
CGIL proclama uno sciopero generale di 8 ore "contro le deleghe sull'articolo 18
dello Statuto dei Lavoratori e l'arbitrato; contro la proposta della
decontribuzione previdenziale; per l'occupazione e lo sviluppo del Mezzogiorno;
a sostegno delle proposte di CGIL, CISL, UIL sui temi del fisco, della scuola e
delle politiche sociali e sanitarie".
Nonostante l'ampia e unitaria partecipazione alle moblitazioni indette dal
sindacato, all'inizio di luglio il governo riesce a rompere il fronte sindacale
grazie alla firma di un accordo separato, il cosiddetto "Patto per l'Italia, che
raccoglie il consenso di CISL e UIL e la radicale opposizione della CGIL. Il
Patto, che prevede la sospensione triennale dell'articolo 18 per alcune
fattispecie, viene valutato con estrema preoccupazione dalla CGIL, che lo
ritiene un cedimento in cambio di sgravi fiscali e di una parziale riforma degli
ammortizzatori sociali, giudicati totalmente insufficienti. Contro il Patto,
contro le deleghe su mercato del lavoro, pensioni, fisco e contro le misure
previste dalla Finanziaria su sanità, scuola, condoni fiscali, la CGIL
organizza, questa volte da sola uno sciopero generale per il
18 ottobre.
Il vasto consenso ottenuto tra i lavoratori e lo svuotamento del Patto per
l'Italia, ampiamente eluso dai contenuti della legge finanziaria, sono tali da
radicalizzare l'opposizione di Corso d'Italia alla politica governativa."
[da LA CGIL E IL NOVECENTO ITALIANO]
23 marzo 2002 manifestazione a Roma. Con la CGIL 3 milioni in piazza in difesa dei diritti, dell'articolo 18 e contro il terrorismo.
16 aprile 2002 SCIOPERO GENERALE di CGIL CISL UIL. L'Italia si è fermata davvero. Una folla immensa partecipa allo sciopero generale: Contro le deleghe sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e l'arbitrato; Contro la proposta della decontribuzione previdenziale; Per l'occupazione e lo sviluppo del Mezzogiorno; A sostegno delle proposte di Cgil,Cisl,Uil sui temi del fisco, della scuola e delle politiche sociali e sanitarie.
10 marzo 2003
La più grande raccolta di firme in Italia
Guglielmo Epifani ha consegnato il 10 marzo 2003 al Presidente del Senato Pera
un verbale che attesta gli oltre 5 milioni di firme raccolte dalla Cgil contro
le modifiche all'articolo 18.